SEO

Il GDPR, ovvero il Regolamento Generale sulla protezione dei dati, è in vigore dal 2018. Da allora, il mondo del web ha dovuto riconfigurare il proprio sistema di gestione e protezione dei dati degli utenti. Oltre a ragioni di tipo legali, ci sono però altri motivi che dovrebbero incoraggiare le aziende a fare il possibile per adeguarsi al regolamento comunitario: i siti web in norma con il GDPR sono favoriti anche da Google. In pratica, essere GDPR compliance aiuta a migliorare il proprio posizionamento organico sui motori di ricerca.

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Che cos’è la SEO

Prima di tutto, chiariamo per i meno esperti: Che cos’è la SEO? SEO è l’acronimo di Search Engine Optimization, ovvero l’ottimizzazione per i motori di ricerca, e comprende tutti gli interventi, le strategie e le attività che permettono l’ottimizzazione di un sito al fine di migliorare il suo posizionamento sui motori di ricerca. Google, così come gli altri motori di ricerca, ordina i siti web secondo un ordine orientato a offrire all’utente i migliori risultati possibili. I parametri che utilizza Google per dare valore a un sito sono centinaia e, tra essi, è inclusa anche la corretta configurazione del GDPR: in pratica, un sito in regola con la privacy policy ha maggiori possibilità di apparire nelle ricerche del motore di ricerca.

 

La sicurezza conta anche per Google

Ormai da anni, e con attenzione particolare dal 2021, Google sta ponendo un’attenzione crescente nei confronti della user experience e della sicurezza per l’utente. Di conseguenza, i siti che si dimostrano sicuri, affidabili e rispettosi della privacy dell’utente sono preferiti rispetto a quelli che non evidenziano lo stesso zelo. Big G. ha introdotto di recente una serie di aggiornamenti volti a migliorare l’esperienza di navigazione a 360 gradi. La gestione dei cookies, l’amministrazione trasparente della privacy policy e la protezione degli accessi sono fattori cardine del nuovo corso della SEO.

 

Tempo al tempo…

A onor del vero, la conformità al GDPR, ad oggi, non è ufficialmente riconosciuta come un parametro SEO. Tuttavia, essa rappresenta già una risorsa strutturale nelle dinamiche di posizionamento e, presto, verrà sancita anche da fonti ufficiali. Già in passato, le griglie di posizionamento, ad esempio, sono state scombussolate dall’introduzione del protocollo HTTPS, più sicuro e anonimo, al punto che i siti web che presentavano il vecchio protocollo (HTTP) hanno visto crollare il proprio traffico. Secondo le previsioni degli esperti, la GDPR porterà a breve a una rivoluzione analoga.

 

Nuove informazioni: risorse di marketing

La GDPR, inoltre, ha ampliato le opportunità di profilazione dei dati degli utenti, fornendo ai webmaster uno strumento utilissimo per acquisire nuove informazioni utili per successive campagne digitali come la geolocalizzazione dell’indirizzo IP, i dati biometrici, gli interessi, le affinità sociali. Si tratta di informazioni fondamentali che possono essere impiegate in molteplici ambiti, dall’email marketing al content marketing fino alla gestione dei social media.

 

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Più spazio per tutti

La geo-localizzazione delle sessioni di ricerca, infine, apre a nuove possibilità per tutti i player interessati a posizionarsi sui motori di ricerca in quanto la diversificazione delle ricerche in base alla località concede maggiori chances di posizionamento. Il fenomeno della cosiddetta cannibalizzazione delle parole chiave viene in questo modo stemperato, offrendo ai piccoli siti web maggiore spazio. Google, d’altronde, va spedito anche verso la democratizzazione dei risultati, un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile.

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